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STRESS

Milioni di anni fa. Un uomo (primitivo) d'un tratto incontra una tigre dai denti a sciabola. Nel giro di millesimi di secondo il suo corpo si trasforma: «in maniera istantanea ed involontaria i bronchi si dilatano per rifornire il corpo di ossigeno, il cuore si mette a battere velocemente per riempire di sangue i muscoli, le coronarie si allargano per facilitare il flusso del sangue, parte una scarica di adrenalina destinata a mantenere altissime l'attenzione e la vigilanza».
È la reazione chiamata "lotta o fuggi", che trasforma il corpo in una macchina da combattimento, alterandone profondamente l'equilibrioÈ un istinto selezionato in milioni di anni in quanto massimizza la probabilità di sopravvivenza. La tempesta che scuote quel lontano antenato è utile e temporanea; di lì a poco, infatti, svanirà completamente, una volta che la situazione si sarà risolta, nel bene o nel male.

Poche ore fa. Un uomo - che chiameremo Mario, meno primitivo del precedente, ma non quanto potremmo pensare - sta per entrare in un'affollata sala per tenere una conferenza. Mario ha paura di non essere abbastanza preparato, ha paura delle domande che possono fargli, ha paura di fare una brutta figura. Sente un'oppressione al petto, le vene del collo fanno male, vive un violento stato di allerta. In quella sala c'è un pericolo assai più modesto di una tigre dai denti a sciabola, ma si è comunque scatenata la reazione involontaria di "lotta o fuggi" selezionata per la nostra specie in milioni di anni. La tempesta che scuote il corpo di Mario resta comunque utile, perché lo aiuterà ad essere più vigile e concentrato, ed è sempre temporanea, ma è sproporzionata; anche questa volta si dissolverà nel giro di poche ore, ma forse non completamente... Consideriamo adesso Mario un mese prima, al mare. Immaginiamolo sdraiato sulla sabbia ascoltare placido una trasmissione culturale alla radio. D'un tratto viene intervistato Umberto Eco, a margine di una conferenza. Nel giro di millesimi di secondo il corpo di Mario si trasforma: «in maniera istantanea ed involontaria i bronchi si dilatano per rifornire il corpo di ossigeno, il cuore si mette a battere...» e questa volta la reazione non è solo sproporzionata (non c'è alcun pericolo di vita) ma anche del tutto inutile: in quel momento, in quel luogo, non c'è alcuna minaccia reale. 
Né esiste alcuna possibile azione che Mario possa intraprendere per sciogliere la tempesta che lo sta travolgendo... se non litigare con la moglie oppure correre per la spiaggia con tutta la forza che ha in corpo al fine di scaricare la tensione.   

Che ad uno stimolo esterno (stressor) corrisponda una reazione di adattamento del corpo è, come abbiamo visto, un meccanismo selezionato in quanto utile per la sopravvivenza della specie nel suo insieme; che oggi questo meccanismo sia sovente più dannoso che altro è però, come pure visto, la sfortuna di molti singoli individui. Nel linguaggio comune si chiama stress la risposta dannosa e sproporzionata del corpo a pericoli reali o immaginari. 
A proposito: cos'è che attiva una risposta davanti a un pericolo immaginario, cioè un pericolo che non c'è? Cos'è che fa scattare una risposta che non può essere seguita da un'azione? Cos'è che ci fa "vedere" una tigre dai denti a sciabola quando non c'è? Il nostro stesso pensiero...
Bel guaio, considerato che non possiamo controllarlo, e che delle volte neanche ne siamo consapevoli.

In conclusione, e
schematizzando: il nostro organismo è predisposto per entrare automaticamente in uno stato di allerta utile e temporaneo; il nostro organismo può anche entrare, sempre senza il nostro assenso, in uno stato di allerta eccesivo e protratto. Quando l'organismo entra in uno stato di allerta subisce numerose alterazioni del suo equilibrio naturale, tra cui: iperventilazione, aumento del battito cardiaco, rilascio di ormoni (es. cortisolo) e neurotrasmettitori (es. adrenalina, noradrenalina), contrazione dello stomaco (Giuliana De Sio ha recentemente affermato che ancora oggi trascorre le ore antecedenti una prima teatrale chiusa in bagno a vomitare). Quando lo stato di allerta è eccessivo e protratto insorgono tachicardia, affanno, gastralgia, contrazione muscolare (da cui nascono i tic, meccanismi di scarico) che affaticano e stancano l'oganismo, indebolendolo, rendendolo più vulnerabile ad attacchi esterni (da cui afte, dermatiti, ulcere), logorandolo. Se tali tempeste chimiche e neurovegetative arrivano improvvisamente e senza una evidente ragione può ingenerarsi uno stato d'ansia, cioè uno stato caratterizzato da una sensazione di paura non connessa ad alcuno stimolo specifico: una paura aspecifica, vaga, o derivata da un conflitto interiore. (Una interessante lettura di approfondimento specifico: le riflessioni di Alessandro "Jolly" Lamberti sulla < paura del volo in arrampicata).